lunedì, giugno 18, 2007

Della Paura Come Virtu´ Nei Potenti.



Mi e´di recente capitato di ripensare alla Politeia di Platone, ed al ruolo che in essa hanno i filosofi. Non vi chiedo di tornare agli appunti del Liceo e nemmeno, se non lo conoscete, di leggervi ora quell´imponente librone pieno di cose belle e interessanti. Mi basti richiamare, per condividere con voi le mie semplici riflessioni, che quell gran papa´ del nostro pensiero, nel delineare in quelle pagine uno stato ideale (per verita´non scevro di elementi inquietanti) stabili´che in essa il potere vi fosse rivestito dai filosofi. ´Filosofo´ha, in quell contesto, un ben preciso significato, che non tentero´di ricostruire qui. Vi chiedo pero´ almeno, nell´adattare l´idea alla contemporaneita´, di non associarlo a ´laureato in Filosofia´ (titolo oggigiorno facilmente ottenibile e inflazionato) o, peggio, a ´Professore di Filosofia´.

Ho pensato allora: puo´oggi un filosofo, inteso come spirito critico, analitico e antiretorico, davvero rivestire il potere? La conoscenza, o meglio, la sua ricerca, l´esercizio della ragione, sono brutte bestie che smembrano quell che capita loro tra le zampe. Certezze e consolazioni a brandelli. Come potrebbe un Presidente della Repubblica filosofare, ovvero fluidificare quel che e´solido, quando c´e´ da fare l´elogio delle istituzioni, ossia, di quel che sta fermo? Impossibile. C´e´un mare di impegni pratici da affrontare, che spengono il pensiero – e poi, quando c´e´da esprimersi per concetti, occorre dare sensi, far balenare speranze, onorare caduti. Non e´il caso di evocare fiumi e mutamenti. Meglio ricordi imperituri. Anche se, per ragioni di distanziamento stilistico dai fascismi, al giorno d´oggi nei discorsi di fine d´anno e simili ci sono risparmiati aggettivi come ´eterno´, ´granitico´, ´immutabile´, sono sempre implicitamente presupposti in ogni discorso ufficiale.

Eppure, l´esercizio del potere offre un osservatorio privilegiato proprio su di un groviglio di fenomeni che dello spirito filosofico sono alimento principe. A stare lassu´ si vede piu´rapidamente il mutare delle sorti, e la miseria dietro la retorica. Immagino allora che chiunque ascenda a una certa carica (posto che non sia una persona intellettualmente insignificante, il che vale peraltro per la maggioranza dei casi a me noti) ne riporti un senso di lacerazione, di tormento…

Perche´ la verita´, o il suo avvertimento se non proprio il suo possesso, ingenera angoscia e paura. Filosofia e´ inquietudine. Non potendo uscire dalla bocca, la verita´ trova altre strade? Si esprime forse in tic, in eruzioni cutanee, in copiose sudorazioni notturne? Null ache trapeli da immagini televisive: occorrerebbe corrompere qualche usciere, qualche commesso del Quirinale per avere conferma di questa controparte fisiologica a tanta sofferenza psichica nascosta.

In tempi oramai lontani, Massimo D´Alema, uomo istintivamente antipatico, discusso e disutibile, ma sovente ammirevole (e, vuole il caso, ma non conta poi troppo, con alle spalle studi filosofici - mozzi), D´Alema dicevo, si trovo´, non sappiamo e non vogliamo giudicare quanto volente e quanto tramante, a sedere sull´alto scranno di Presidente del Consiglio. Una delle prime dichiarazioni in quella veste, se non ricordo male, fu di provare paura. Ora, ci sono molte interpretazioni possibili per quella esternazione. Malevoli, potremmo immaginare che fosse semplicemente la paura di peredere quanto appena acquistato; oppure, peggio, che si trattasse di un´astuta frase atta a rendersi piu´umano, un po´come quando altri Presidenti ci si mostrano in golfino o in (squallida) tenuta da ciclista per farci sapere che, si´, anche loro sono uomini come noi. (Non ne dubitavamo anche vedendoli eleganti in Parlamento, peraltro). Oppure era una paura da sazieta´: aveva bramato quella conquista e, ora che l´aveva, gli sembrava orribilmente facile: era giunto il giorno di essere a capo del potere, e nello stesso modo, con la stessa semplicita´, sarebbe un giorno giunto il giorno di rinunciarvi, e poi il giorno di morire. Una paura gia´un po´piu´filosofica, quest´ultima, in effetti, ancorche´centrata su di se´.

Ma se invece quel giorno quel commento e´stato un´effusione genuina, denotante quella paura che deriva dall´avvertimento della mutabilta´delle sorti e della pochezza umana, allora, per lo spazio ancorche´ breve in cui sono durati timore e tremore, abbiamo davvero avuto un presidente filosofo. Valete.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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