martedì, luglio 03, 2007

Di laicità, totalitarismi e progresso umano



Ci ho pensato molto di frequente, e gli ultimi attentati (per fortuna sventati) di Londra e Glasgow mi mi ci hanno fatto tornare sopra. Alla laicità, intendo. Ho sempre ritenuto fermamente che ad essa dobbiamo la nostra ricchezza, il nostro progresso, la nostra civiltà, che insomma il nostro (intendendo noi come occidente) benessere sia ad essa intimamente connesso e proporzionale.
Essa, all’inizio di quella che comunemente si chiama “età moderna”, ha coinciso con una concezione di uomo libero, non più inquadrato saldamente in caste statiche, ereditarie, immutabili. Si è svilita la forma e si è iniziato a considerare la sostanza: l’uomo non è caratterizzato in base a chi è ma in base a cosa fa. Perciò ogni uomo deve essere libero almeno aprioristicamente di vivere la propria vita, decidere cosa farne. C’è un punto della costituzione americana (che a dispetto di formule rituali che contiene va indicata come un cardine della modernità laica) che mi ha sempre entusiasmato per la sua acutezza: la libertà basilare di ogni uomo di ricercare la felicità. Il concetto di ricerca della felicità (“the pursuit of happiness”) racchiude già in sé il mondo moderno. Perché la ricerca sottende che la felicità non sia un dato a priori né acquisito né precluso: non si nasce in una condizione imposta (dallo stato, dalla religione e da leviatani assortiti) che ci si porterà fino alla tomba, ma si ha il diritto di mutare questa condizione, senza che nessun ostacolo insormontabile ci sia imposto dall’alto. Tutto ciò che prima ha afflitto moralmente e fisicamente l’uomo, dalle classi dell’ancien regime ai diktat morali e le gerarchie della chiesa, iniziano a sembrare inutili costrizioni, delle quali – e qui sta la differenza tra liberale e giacobino – non si chiede la morte o la distruzione, ma solo la libertà di emanciparvisi.
Io concepisco la laicità in questo senso: libertà di chiamarsi fuori, senza arrecare danno ad altri, dalla morale imposta, dalle costrizioni religiose ed etiche dominanti. Eleggere quindi l’individuo in quanto tale ed i suoi diritti ad unità minima della società: non il fedele, non il lavoratore, non il granello in una massa informe, ma l’individuo in sé e per sé. In questa prospettiva le caste, le classi e le altre sovrastrutture create ad arte per negare libertà dei singoli sono obsoleti strumenti da buttare. La storia coi suoi corsi e ricorsi ci insegna chiaramente che il progresso ed il benessere sono maggiori nelle società libere, che attribuiscono dignità e diritti all’individuo, mentre al contrario le società totalitarie (che siano su base religiosa e politica poco importa) creano sacche di ingiustizia, vessazione, schiavitù morale e sono puntualmente destinate al collasso. Glie esempi che possono essere addotti in proposito sono molti: in primis l’arretratezza degli stati confessionali, quale era un tempo lo stato pontificio, quali sono ora la maggior parte dei paesi islamici: tutti posti ove il progresso è malvisto e condannato in quanto eretico, ove fame, analfabetismo e privilegi di casta sono diffusissimi.
Un altro esempio calzante è dato dalle religioni “politiche”, ossia quelle concezioni totalitarie che hanno la pretesa di annullare il singolo in una massa indistinta, a prescindere dalla sua proclamata, fasulla laicità. L’esempio più calzante in questo caso è l’ideologia comunista, che annulla il singolo, che alle caste dell’ancien regime sostituisce le classi in lotta tra loro, soggetti unitari con diritti uniformi di cui si è ineluttabilmente parte. Non vi è alcuno spazio per il dissenso proprio perché non vi è alcuno spazio per l’individualità: tutto è scandito da un monolitico agire coordinato. Alla luce di queste considerazioni il comunismo stesso può ritenersi a buon diritto una religione, in quanto promette un’utilità predeterminata in seguito ad un’altrettanto predeterminata condotta di vita. Ed è qui che più forte si avverte la spaccatura tra il liberalismo (che postula sempre la laicità) e le ideologie aventi pretese totalitarie: nessuna utilità, terrena od ultraterrena, è per l’ideologia liberale dovuta all’uomo in quanto tale, ma quest’ultimo ha solo il diritto di procacciarsela. Riprendendo il discorso si ha diritto a ricercare la felicità, non alla felicità stessa.
E come l’uomo ha da sempre ricercato la felicità? Col lavoro, industriandosi al fine di accumulare profitti che aumentino il proprio tenore di vita. Questo è solo un accenno per dimostrare sia agli ultradestrorsi che ai sinistrati che, perché sia massimizzato il benessere di una società, libertà individuali e libertà economiche devono andare di pari passo.
saluti

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Non mi piace il retrogusto del tuo post, ma mi piace la sensibilità di fondo che distingue il tuo pensiero dalle fanfaronate di quelli che hanno voglia di vomitare un po’ di fiele perché ne possiedono in eccesso (unica polemica, altre non ne farò). Se la felicità fosse legata alla laicità, sfiderei chiunque dal non esserlo in modo totale. Tu con una carambola, inserisci il concetto di arretratezza culturale e “organizzativa”, in quelle strutture sociali in cui l’aspetto religioso è più marcato che altrove, con lo scopo ,correggimi se sbaglio, di arrivare a intendere che meno religione fa più progresso e più progresso fa più felicità. Libero di pensarlo, io non la penso cos’, credo che in Italia dovrebbero aumentare i felici ogni giorno se tu avessi ragione, a me non sembra che questo avvenga. Forse vuoi dire che maggior benessere porta maggiore felicità ma credo che il benessere ci dia semplicemente maggiori opportunità per essere contenti (che non è felici) ma poi nella realtà dobbiamo fare i conti ancora con le stesse difficoltà di chi ha meno benessere. Un tipaccio un po’ cinisco disse “se voi dite che i soldi non fanno la felicità significa che non sapete usare i soldi” ma l’unico modo di saper usare i soldi è quello di non usarli per la felicità. Transeat..
Vorrei farti notare che hai abbracciato il mito della laicità in termini errati, fuorvianti, confezionati a uso e consumo dei fanfaroni suddetti che della laicità non sanno che farsene. Tu esprime della laicità un concetto negativo e cioè che uno stato laico non si ispira ai dettati di una confessione e rifiuta ogni ingerenza o forma di influenza di una istituzione ecclesiastica. L’affermazione di un concetto negativo non ci porta da nessuna parte e non permette la formulazione di un concetto moderno di laicità, alimenta solamente arretratezza culturale che certamente non dà felicità.
Nella nostra costituzione il principio di laicità è da intendersi nel senso che a tutti deve essere data la libertà di religione perché la nostra costituzione considera la religione e l’organizzazione strutturata rilevante socialmente e quindi tutti devono essere tutelati evitando discriminazione o privilegi. L’art 19 della costituzione dice: Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, (…)” Queste sono le linee guida per la laicità dello stato, per il quale non si tratta di indifferenza ma di equidistanza e imparzialità nella sua legislazione. Chi utilizza l’argomento laicità per tentare di zittire, non è laico e tenta di violare la libertà religiosa. Le argomentazioni di alcuni portano alla conclusione che una laicità vera consiste nel fare della religione una questione privata. Questi non sono laici, questi impongono la loro religione. Benché io non abbia trovato nel tuo post la considerazione di questi ragionamenti, ho creduto di poterteli fare perché, tutto sommato dicevo, ho apprezzato la sensibilità di fondo che non si legge ma si intravede nella prudenza delle tue argomentazioni. Se tu leggi i post dei mangiapreti che a me sembrano tanto dei frustrati che non sanno con chi prendersela e soprattutto se la prendono con i preti perché quelli devono porgere l’altra guancia, si presentano solo argomenti aggressivi privi di dialogo, quelli non sono laici, quelli vogliono limitare la libertà religiosa alla quale la costituzione attribuisce rilevanza sociale. Qualche dato buttato lì: dalla fondazione del cristianesimo fino alla fine del 1800 la chiesa conta 13 milioni di martiri uccisi perché professavano la loro religione, dal 1900 ad oggi il numero è arrivato a 40 milioni. L’ultimo secolo ne ha visti 27.milioni, più del doppio dei precedenti 18 secoli, credo che il problema della libertà religiosa esista ancora e credo che sia attaccato anche in Italia in nome della felicità, si ma di chi?

Herbert ha detto...

Caro Dopobarba
innanzitutto apprezzo molto il tono garbato e ispirato al confronto del tuo intervento, quindi a maggior ragione spero di fornirti chiarimenti soddisfacenti.
E' veor ciò che dici: progresso e benessere non sono sinonimo di felicità, ma è parimenti vero, e ce lo mostra pure la storia, che all'avanzare del progresso migliora pure la qualità della vita, il che su larga scala diciamo che facilità di molto la felicità di una società. Perchè, se è ovvio che si può essere disperati anche nell'opulenza e nella salute, è ancor più ovvio che con un'aspettativa di vita pessima, nella fame e nella povertà si fa molta fatica a vivere felici.
Tu mi porti a modello la costituzione italiana, a parte che è ua costituzione nata d aun compromesso tra forze comuniste e forze cattolico-conservatirci, ergo credo presenti più di una lacuna, ma a prescindere da ciò io non sono contro chi professa una religione, rivendico semplicemente il diritto di non sottostare a nessuna legge di natura religiosa. E perchè ciò accada lostato deve legiferare laicamente, non disincentivando le religioni, ma semplicemente premurandosi che non siano sottoposti a imperativi di matrice religiosa, persone che in essa non credono. Tutto qui. Mi fa piacere che tu abbia notato che il mio "laicismo" come va di moda chiamarlo oggi sia differente dal becero anticlericaismo sfoggiato da certa sinistra in particolar modo. Per me chiunque può crede in ciò che più gli aggrada finchè non costringe altri a sottostare ai diktat morali del suo credo.
E onestamente credo che oggi l'italia più che progredendo stia regredendo, e tutto ciò va evidentemente a discapito della qualità della vita. Era da tanto che non si era immersi in un'aberrante bipartizione politica tra un conservatorismo destrorso statalista ed una deriva unltrasinistrorsa lassista e parimenti statalista.
Mala tampora currunt (almeno per i liberali come il sottoscritto).
un caloroso saluto

Anonimo ha detto...

Mi dichiaro insoddisfatto della risposta perchè la questione della laicità come valore positivo l'hai glissata completamente. Non pretendo mi si dia ragione (anche se mi piacerebbe) sperò però che almeno ci si pensi. Viva la libertà!

Herbert ha detto...

La laicitià per me è una valore positivo, nel senso che ha valenza concreta, va affermato e posto in essere, ma è UNA LIBERTA' NEGATIVA. In altri termini, a nessun cittadino è imposta la laicità, essa è imposta allo stato e basta e nei confronti del cittadino essa di configura come libertà dalla religioni alle quali non si aderisce. Tutto qui. Se tizio vuole vivere da cattolico, musulmano, indu va benissimo, l'importante è gli imperativi promananti dalla sua religione non siano imposti ad altri direttaente o tramite una indiretta costrizione. In quesot senso la laicità è una libertà negativa, così come lo è la libertà di iniziativa economica che dovrebbe essere (ma in Italia così non è ) l'assenza di ingereze statali nella predisposizione, nell'organizzazione e nella direzione dei propri affari e del proprio lavoro.
Conta caro Dopobarba che il lberalismo è fatto di libertà negative, di diveti di ingerenze, non di imposizioni positive. Per questo la laicità è per me valore morale positivo e libertà negativa. ciao!

Anonimo ha detto...

La laicità dello stato consiste nel dovere di assicurare a tutti i cittadini il diritto a manifestare e professare la prorpia religione perchè la professione della religione è considerata di rilevanza sociale. Vuol dire che la libertà religiosa è rilevante per l'attuazione del diritto inviolabile dell'uomo alla piena realizzazione personale. Per questo motivo la laicità è importante, perchè importante è il diritto che viene tutelato. Ecco perchè i laicisti sono nemici della laicità, perchè estirpano il valore essenziale che la rende "principio". Ti sfido a rinunciare mentalmente al pregiudizio anticlericale e a non riconoscere questa essenzialità. Insomma, diciamocelo fuor dai denti, il pensiero laicista è un pensiero debole che non ha spessore, addita qualcuno come nemico ma il maggior nemico è se stesso, è la barbarie.

Herbert ha detto...

bah guarda che io sono per la libertà religiosa assoluta, per l'incontrovertibile libertà di manifestare il proprio credo. SOno semplicemente contro l'imposizione di imperativi religiosi a chi non crede. Esempio: se tu sei cattolico presumibilmente sei contro l'aborto, contro l'eutanasia, contro la ricerca sulle staminali. Io pretendo che lo stato tuteli il tuo essere tale e non vorrie mai che ti fosse impedito di agire come ti sembra giusto, ma pretenderei per me la libertà di regolarmi su questi temi etici in base alla mia conezione laica e quindi, ipotizziamo, anche in modo diverso da te. questo è il nodo centrale, ma sulla libertà religiosa sono favorevolissimo
ciao!

Anonimo ha detto...

L'argomento dell'imposizione dell'imperativo religioso, viene utilizzato in modo surrettizio per astenersi dal confronto culturale e sociale "tu fai quello che vuoi che io faccio quello che voglio". Nell'ambito privato non può che essere libera la scelta, ma noi parliamo di scelte che incidono su tutta la società e non nel privato. L'aborto non puoi dirmi "se non vuoi farlo non farlo io lo faccio", perchè il valore negato riguarda il diritto alla vita e una società in cui tale diritto è tutelato è molto diversa da una società in cui questo non è un diritto assoluto. Lo scopo dell'aborto è puramente quello di non trovarsi un moccioso tra i piedi che potrebbe rovinarti la vita solo perchè hai commesso un errore una sera distratta. Se il rispetto dei valori è un valore assoluto, mi dovresti spiegare come fai a considerare così importante il rispetto della laicità. Sto abusando dello spazio concessomi, ma le cose vanno dette perchè il più delle volte è il silenzio a creare l'opinione pubblica.

Herbert ha detto...

caro dopobarba, non stia abusando di alcuno spazio, anzi, qui il confronto è benvenuto e graditissimo, anche quando si hanno posizioni distanti. Non volgio intaurare un dibattito sull'aborto del quale non verremo a capo, anche se ritengo che tu abbia linquidato il tema troppo semplicisticamente (già attribuire all'embrione una condizione giuridica paragonabile a quella dell'uomo fatto e formato non è una verità asosluta, di derivaizne logica, ma una convinzione morale, sei inoltre proprio sicuro che l'aborto serva solo a giovani ninfomani e capricciosi? stupro ed incesto non ti dicono nulla?).
Quell che però mi premesottolineare è come quei diritti che coinvolgono tutti in realtà a mio avviso coinvolgono meno persone di quanot una morale pro-life porti a ritenere. L'eutanasia riguarda unicamente me ed il mio diritto di proprietà assoluto ed inviolabile sul mio corpo e sulla mia vita, che non è di altri se non mia (anche perchè chi potrebbe avanzare su di me analoghe pretese?)
il succitato aborto è una affare tra genitori ed al limite l'embrione portato in grembo. E non è un caso che proprio i paesi occidentali, che spero tu preferisca come modello giuridico-morale di riferimento a quelli mediorientali, africani e asiatici, hanno legiferato in materia riconoscendo tali diritti, anche se con le dovute restrizioni del caso.

Balaam ha detto...

Ho letto tanto l' articolo quanto i commenti... Ovviamente apprezzo moltissimo tutte le idee espresse da Beiderbecke, e mi piace moltissimo quella formula del 'potersi chiamare fuori'. Ho alcune cose da aggiungere o da commentare:

1. Dopobarba
"in Italia dovrebbero aumentare i felici ogni giorno se tu avessi ragione, a me non sembra che questo avvenga".

Mmm, questo presuppone che in Italia ci sia progresso. Direi invece che ci sia grande confusione di idee (o assenza) unita all' opulenza e alla pigrizia mentale.

Dobbiamo tenere anche conto del ruolo ottundente nei confronti della coscienza che il progresso materiale nella societa' comunista ha. Il laptop lo posso usare per scrivere la nuova `Critica della ragione pura' o per navigare 24 ore sui siti della mia boyband preferita. Ma questa e' una tentazione che si puo' vincere, mentre i miei trisnonni, chini sulla zolla, non avevano nemmeno l' alternativa.

2. Dopob.: " [sono attaccati] i preti perché quelli devono porgere l’altra guancia"

Preti che porgono l' altra guancia? Non direi. Direi invece che la Chiesa oggigiorno (in Italia almeno) esercita una PESANTE influenza ideologica fornendo immagini unilaterali di delicati temi sociali che finiscono con l' avere conseguenze tangibili.

Per esempio predicando che l' amore tra individui dello stesso sesso e' 'inferiore' oppure equiparando omosessualita' e pedofilia (vedi il catechismo alla voce "peccati gravi contro la castita'", in una equazione cui credono facilmente le menti semplici e che va ahinoi diffondendosi.

3. Dopob. : "dalla fondazione del cristianesimo fino alla fine del 1800 la chiesa conta 13 milioni di martiri uccisi perché professavano la loro religione, dal 1900 ad oggi il numero è arrivato a 40 milioni. L’ultimo secolo ne ha visti 27.milioni, più del doppio dei precedenti 18 secoli"

Per favore, se mi scrivi questa contabilita' dovresti anche mettermi le coordinate storico-geografiche di tali avvenimenti. Io ricordo invece la colonizzazione del Sudamerica, uno sterminio mostruoso (e poco menzionato a scuola) tutto sotto l' egida della Chiesa, e giustificato in fondo dall' altrui appartenenza religiosa ('o ti converti [a una dottrina del tutto estranea alle tue radici e pure difficile da capire, che magari ti spiego in spagnolo o in portoghese] o sono legittimato a farti fuori'). Quando parli della Chiesa come fenomeno storico (non come Fede individuale) stai attento...

4. Dopob. : "La questione della laicità come valore positivo" .

Bel sofisma. Non cediamo alla tentazione... Ci chiedi di "riempire" in qualche modo questo concetto di un significato positivo ("fa' questo, fa' quello") per poi poterlo attaccare. La sua grandezza sta proprio nell' essere un valore negativo, come Beiderbecke, credo, ha saputo argomentare molto bene. E niente gli manca quanto a dignita teoretica o filosofica, anzi!

5. "Lo scopo dell'aborto è puramente quello di non trovarsi un moccioso tra i piedi che potrebbe rovinarti la vita solo perchè hai commesso un errore una sera distratta"

Excuse my french, ma qui mi son girate le palle. Io non sono per un uso indiscriminato e allegro dell' aborto, per carita' - ma se la tua frase vuol definire l' aborto in generale, e' peggio del pensiero debole, e' pensiero superficialissimo... Mai sentito parlare di ragazzine violentate, di aborti terapeutici? Un po' di serieta'.

Anonimo ha detto...

Il discorso si è aperto un po' troppo per poterlo contenere. En passant qualcosa circa l'aborto ma più per dovere che altro. Ma scusate, due menti lucide, libere, colte e dotte che respingono l'idea che l'aborto sia la possibilità di rimediare a un errore, ma cosa credete che io venga dalla luna? Si può scopare alla bersagliera perchè se proprio va male possiamo rimediare, punto. Avete paura delle parole? Gli stupri e gli incesti non accendono gli animi a nessuno men che meno a due menti colte come voi.

Io ho l'ambizione ad innovare i discorsi, il pensiero, cercarne di nuovi, non sempre riesco ma certamente la questione della conquista spagnola e della cristianizzazione forzata non è un discorso innovativo e comunque due errori si sommano non si annullano e la gravità di 27 milioni di morti a causa della loro fede rimane e mi scandalizzo un po' che lo spirito liberale sia pronto, per dialettica, a sorvolare su queste aberrazioni.

Una cosa ho da dire circa "il tuo diritto di proprietà assoluto" sulla vita. Se c'è una cosa non vera è proprio questa, tu nasci senza volerlo, muori quando non lo decidi tu e anche se non lo vuoi tu, ti può capitare di tutto senza che tuminimamente lo desideri, anzi. Come fai a dire che hai la proprietà assoluta, di che cosa?

Circa poi il "sofisma" sul valore positivo della laicità caro balaam non si tratta di un sofisma ma di una sfida a ragionare e tu mi rispondi che il valore sta nel non ragionare, esatto è proprio così. la foza di quel concetto di laicità sta nel non ragionarlo. come tu stesso riveli, invitando a non cedere alla tentazione, alla tentazione di ragionare ne esprimi tutta la debolezza, la debolezza che conosci benissimo. Questa è ideologia che annega il progresso lasciando in mano, praticamente solo ai cattolici l'onere di ricercare idee per proseguire nella convivenza sociale e l'onere di proporre valori che ci tengano lontani dalla disintegrazione.

Herbert ha detto...

NOn so che idea tu ti sia fatto di noi. A me gli stupri e gli incesti accendono l'animo eccome, così come le patologie del feto che metteono a repentaglio la vita della madre e i casi in cui la contraccezione non funziona. Poi è ovvio che l'aborto possa essere usato anche con più frivolezza, il che non mi piace ma preferisco un aborto fatto superficialmente che un aborto fatto clandestinamente.
INoltre ognuno si regola per sé, chi è contrario all'aborto non lo pratica semplicemente. Questo è assolutamente liberale.
Inoltre io ho un diritto assoluto di proprietà sul mio corpo e sulla mia vita, così come ce l'ho sulle mie cose: anche la mia casa potrebbe crollare da un momento all'altro, indipendentemente dalla mia volontà, senza che peraltro sia messo in dubbio che essa è mia. Inoltre nel mio prato possono nascere delle piante senza che io mi sia preso la premura di seminarle, e tali piante sono indubbiamente mie. Perciò non ritengo molto probante ai fini della inesistenza del diritto di proprietà sul nostro corpo, il fatto che noi difettiamo del controllo sulla nostra vita e sulla nostra morte, semplicemente perchè, a ben vedere, noi difettiamo del controllo su praticamente tutto, eppure praticamente tutto è passibile di formare oggetto di diritto di proprietà.
Ma la cosa ancora più bella è che in un contesto liberale tu sei libero di vivere secondo i tuoi dettami che vedono l'aborto come un'ignominia da non praticare e la tua vita ocme un bene sul quale altri(a tua discrezione) possono avanzare delle pretese, semplicemente io, balaam e tutti gli altri che non la pensano così potremmo vivere e comportarci diversamente da te, senza che siano calpestati i diritti di nesuno. ciao!

Balaam ha detto...

Solo un commento su di UN punto perche' ho fame e devo scappare.

Sostenere un concetto 'negativo' non vuol dire fare l' apologia del non-ragionare, dai, non fare i giochini di parole... Il pulcino non si chiama cosi' perche' porta la pulce, e le pagine dei trattati di 'teologia negativa' non sono bianche. Esiste (e Beiderbecke sapra' dirlo anche meglio di me) anche un concetto di 'negativo' in giurisprudenza che non ha a che vedere con l' assenza di leggi.

Sull'aborto e la cristianizzazione forzata (a proposito? che vuol dire che non e' 'attuale''? Io mica te l' ho citata come gossip dell' ultim'ora! Quand' e', ad esempio, che i lager nazisti smetteranno di essere ' attuali'? ma dai...) tornero'.