lunedì, aprile 30, 2007

new era


Nuovo template, nuova vita? forse, vedremo...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ti lascio un articolo, che ha ben poco a che spartire con Jefferson, ma che è stato scritto genialmente da Gramellini ne La Stampa di giovedì 3 maggio a seguito dell'inutile polemica fra Rivera ed Osservatore romano.

"Il sacro Buonsenso invocato da Prodi e da padre Lombardi come supremo regolatore dei conflitti fra laici e cattolici andrebbe assunto a dosi massicce anche da quegli ambienti ecclesiastici che reagiscono a ogni battuta che li riguardi con accenti da crociata. Ma come fa l’Osservatore Romano a definire «terrorismo» il comizietto pronunciato in tv da un comico durante il concerto del Primo Maggio? E come si può trasformare in un complotto degno del Codice da Vinci il gesto di tre fessi che scrivono sui muri frasacce contro monsignor Bagnasco, mentre la minaccia dei brigatisti veri contro il sindaco di Bologna viene derubricata a spiacevole routine?

Le parole hanno un peso o almeno si sperava che continuassero ad averlo in certi ambienti e su certi giornali. Terrorismo evoca un progetto di dissoluzione fisica e morale dell’avversario, portata avanti da menti lucide e assassine. Questo Rivera del Primo Maggio, con un cognome assai più illustre dei suoi meriti artistici, è un innocuo virgulto di quella sinistra pauperista che procede per slogan e pensa che Gino Strada sia la reincarnazione di Gesù. Come tanti altri cabarettisti della sua sponda è orfano di Berlusconi, che ha sostituito con Ratzinger. Preso il microfono davanti alla platea di piazza San Giovanni, lì riunita gratuitamente come ogni anno dai mecenati della Triplice sindacale, si è sentito per tre minuti al centro dell’universo e ne ha approfittato per esporre in modo sferzante la sua opinione su una Chiesa che rifiuta i funerali a Welby, simbolo dell’eutanasia, e li concede a Pinochet, simbolo della dittatura.

Una frase echeggiata mille volte nelle conversazioni della gente comune, senza che a nessuno, nel pronunciarla, venisse il sospetto di essersi trasformato in un mangiapreti e tanto meno in un fomentatore di violenze.

Anch’io l’ho pensata e ne ho discusso con un sacerdote. Il quale, anziché chiamare la Digos, mi ha pacatamente risposto che il buonsenso laico a cui m’appellavo differisce da quello cattolico: un dittatore che in punto di morte si pente dei suoi peccati ha libero accesso a determinati riti, che vengono invece preclusi a chi, nell’invocare la propria morte, dimostra di non credere ai valori di quella religione nel cui nome vorrebbe però essere sepolto. Alla fine ognuno dei due ha continuato a pensarla come prima e a rispettare l’opinione dell’altro.

Andrea Rivera avrà sbagliato il tono e il contesto, eppure quel buonsenso che non è laico né cattolico, ma semplicemente umano, imporrebbe di ridimensionare certi scoppi apocalittici di indignazione. L’invettiva anche infelice e sgradevole contro il potere è uno dei cardini della democrazia. Contro il Vaticano, che di tutti i poteri è quello con più lunga anzianità di servizio, l’hanno usata giganti del pensiero come Voltaire e giullari di genio come Fo. Eppure la spiritualità, che è cosa un po’ più seria di queste dispute da cortile, è sopravvissuta lo stesso. Sopravviverà anche ad Andrea Rivera. Ma se passa il principio che chiunque sbertuccia un’istituzione si deve poi sentire responsabile di aver alimentato l’intolleranza nei confronti della medesima, l’unica forma di libertà ancora lecita diventano i Pacchi di Rai Uno.

Un discorso a parte merita la reazione della nomenklatura sindacale, che si è dissociata dal cabarettista con una prontezza di riflessi che ai tempi della breccia di Porta Pia l’avrebbe fatta passare per papalina. Si può capire l’imbarazzo della Cisl, ma le altre due sigle della Triplice fanno riferimento da sempre al mondo dei laici. All’interno del quale è più facile trovare persone che sulla Chiesa, ma soprattutto sulla Cei, la pensino come Rivera che non come l’Osservatore Romano. Emerge la contraddizione di fondo del neonato partito democratico, che nel desiderio di tenere uniti laici e cattolici finisce inevitabilmente per appiattirsi sulle posizioni dei secondi, rischiando di spostare molti consensi verso la sinistra radicale, ma soprattutto di voler far coesistere troppe identità per riuscire ad averne una". ben

Herbert ha detto...

Molto interessante, caro guizzareilnogra
superfluo dire che sottoscrivo nella sostanza quanto espresso da gramellini. La cosa più triste forse, oltrechè l'estremismo sprezzantemente sfoggiato dal clero, è la reazione intimorita e ruffiana degli organizzatori dell'evento, che - manco dovessero vedersela con un novello torquemada - si sono subito affrettati a dissociarsi da quanto asserito da rivera, nonostante la sua uscita fosse assolutamente conforme alla "linea politica di riferimento" di alcuni di loro (penso ovviamente all'area più di sinistra).
che tristezza, siamo in Italia, dove per "essere popolari" si richiama ancora alla mente Don Sturzo. Torna a trovarci e fai poco ol borfu! :)