E' interessante notare come mi stia irreversibilmente impantanando in questi trent'anni appena iniziati.
Il futuro è un dilemma angoscioso e stronzo.
Da un lato sento come se il mondo si aspettasse che finalmente io inizi a maturare, a comportarmi come un coscienzioso trentenne che stacca dal lavoro e non vede l'ora di tornare a casa dalla sua donna, che si sorprende che lei gli faccia trovare la camicia stirata o la cena pronta. Vantarmi il lunedì in ufficio della domenica che abbiamo trascorso in riviera al mare, mostrando goffamente i segni di un'abbronzatura sforzatamente cercata, entrare nel tunnel degli hobby dei giorni festivi e rallegrarmi per il muro pitturato di fresco o per il nuovo mobile Ikea montato in soli pochi minuti col mio avvitatore nuovo di pacca ( "la batteria ha un'autonomia fenomenale, sai? ...").
D'altra parte però mi atterrisce lo squallore di chi verso i quarant'anni si atteggia ancora con quegli insopportabili modi da hippie mai cresciuto, quello che coltiva ancora ambizioni e velleità artistiche così dilettantesche e pretenziose da potere essere appena tollerabili alle soglie dei 15 anni. Quello che ancora si ubriaca in modo sguaiato e seriale, senza alcuno stile, costringendo gli amici o qualche astante sconosciuto e con lo sguardo carico di disprezzo misto a pena a raccoglierlo e accomodarlo al meglio su di una qualche sedia quando il vomito l'ha sopraffatto.
Insomma, entrambi i possibili scenari mi fanno tremare di paura e mi inondano di nausea.
Ma la cosa più divertente è che non sono nemmeno più capace di cullarmi nel passato adolescenziale. Quello stesso passato glorioso che a molti serve, in modo certamente un po' patetico ma spesso incoraggiante, a sentirsi un po' più sicuri di sé, una rassicurazione che si fa a se stessi ricordandoci che è esistito un tempo in cu eravamo magri, un tempo in cui suonavamo in una band, un tempo in cui c'era gente che ti lasciava dei bigliettini per chiederti di vedersi dopo la scuola.
Bene questo passato, se mai è esistito, è clinicamente morto da quando ho realizzato che le persone più fighe della mia adolescenza sono finite per essere degli sfigati pazzeschi. I miei migliori amici dell'epoca oggi sono un ex-ciccione insicuro ed rancoroso e un maritino totalmente soggiogato da una vita bigotta e densa di ipocrisie. La mia ex è meno matura e più cretina di quando aveva sedici anni, usa un lessico adolescenziale fastidioso che non ha mai avuto e il suo scopo nella vita è andare ai festival techno, dove spero non si frantumi troppo le sinapsi con della robaccia.
Cosa è situato quindi tra un angoscioso futuro e un deludente passato?
Semplice, un presente di merda.
Bene, ora torno a rincretinirmi di video scemi su youtube.